10 Settembre 2025 Di Redazione Digital Diabetes 0 Comments

Sensori glicemici “miracolosi”? Perché diffidare delle imitazioni e affidarsi solo a dispositivi certificati

Tra social e pubblicità ingannevoli proliferano annunci di sensori non invasivi per il diabete. Oggi, l’unica sicurezza per il paziente resta la tecnologia validata, autorizzata dalle società scientifiche e prescritta dagli specialisti.

Immaginate il vostro ristorante preferito: di giorno è un luogo vivace e movimentato, ma dopo l’orario di chiusura il personale inizia a rimettere a posto il locale per prepararsi al giorno successivo.

Potremmo usare questa analogia per descrivere ciò che accade al nostro corpo.

Di giorno, il nostro organismo è completamente impegnato a tenerci in movimento e occupati nelle nostre attività.

Di notte, quando dormiamo, il corpo si “ferma”. Il sonno offre la possibilità di riposare e svolge un ruolo fondamentale nel ricalibrare i vari ormoni che ci aiutano a mantenerci in buona salute.

Dormire una notte di sonno ristoratore è una pratica spesso sottovalutata, ma estremamente utile per condurre uno stile di vita sano, e ancora di più per chi soffre di diabete di tipo 1.

L’illusione del “senza aghi”

Negli ultimi anni, il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) ha cambiato radicalmente la vita di milioni di persone con diabete.

La possibilità di controllare in tempo reale l’andamento dei valori glicemici, senza doversi pungere più volte al giorno con il classico glucometro, ha rappresentato una rivoluzione silenziosa ma profonda. Eppure, dove c’è innovazione autentica, si infilano anche illusioni pericolose.

Sempre più spesso, navigando sui social network o in siti web poco trasparenti, compaiono pubblicità che promettono sensori glicemici “senza buchi sulla pelle”, dispositivi indolori capaci – così dicono – di misurare la glicemia senza alcuna invasività. Uno scenario da fantascienza che fa breccia nel cuore dei pazienti, desiderosi di liberarsi dalle punture.

La realtà, però, è un’altra: oggi non esistono dispositivi affidabili e certificati in grado di misurare la glicemia senza contatto con il corpo. Qualsiasi annuncio che promette il contrario appartiene al regno della pubblicità ingannevole.

Pubblicità ingannevole: il nuovo volto del rischio

Il fenomeno non è isolato. Anzi, segue uno schema ben noto: si prende un bisogno reale, lo si esaspera con promesse miracolose e lo si confeziona in una grafica accattivante, spesso con testimonial improvvisati o falsi “esperti in camice bianco”. Il risultato? Pazienti confusi, attratti da soluzioni facili che rischiano di peggiorare la gestione della loro malattia.

Questi dispositivi non solo non funzionano, ma possono essere pericolosi. Un dato glicemico sbagliato porta a decisioni sbagliate: una dose di insulina in più, o in meno, può significare ipoglicemia, iperglicemia, pronto soccorso, e nei casi più gravi persino conseguenze letali.

Dietro a queste campagne pubblicitarie ci sono spesso aziende senza autorizzazioni, che sfruttano canali poco controllati come piattaforme social e marketplace esteri.

Non è raro che i prodotti arrivino da Paesi in cui la regolamentazione sanitaria è scarsa o inesistente.

Perché serve la certificazione

La differenza tra un dispositivo autorizzato e un gadget fasullo non sta solo nella qualità costruttiva, ma nella scienza che c’è dietro.

I sensori glicemici oggi disponibili sul mercato – come quelli utilizzati nelle terapie avanzate del diabete – hanno alle spalle anni di ricerca clinica, studi comparativi, valutazioni da parte di autorità regolatorie come il Ministero della Salute e l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali). Solo dopo aver superato test rigorosi, vengono messi a disposizione dei pazienti, spesso con il supporto delle società scientifiche come la SID (Società Italiana di Diabetologia) e l’AMD (Associazione Medici Diabetologi).

Non è un percorso semplice, né breve: serve dimostrare affidabilità, precisione, sicurezza, compatibilità con terapie complesse. Tutto ciò che non segue queste regole è, per definizione, non sicuro.

Il ruolo del medico: bussola nella tempesta

Un altro punto cruciale riguarda la relazione con il medico specialista. In un mondo in cui le informazioni (e le disinformazioni) corrono veloci, il diabetologo resta la bussola che orienta il paziente.

Prima di acquistare o provare qualsiasi nuovo dispositivo, è fondamentale parlarne con il proprio medico. Solo lo specialista conosce la situazione clinica individuale e può indicare se e quando un determinato strumento è adatto, garantendo che si tratti di un prodotto autorizzato e supportato da evidenze scientifiche.

Il “fai da te” sanitario, alimentato da pubblicità online, è una scorciatoia che spesso porta a complicazioni. La salute non può essere affidata a un link sponsorizzato.

Fake news e salute: un binomio pericoloso

Il tema si inserisce in un problema più ampio: la diffusione di fake news in ambito sanitario. Internet ha democratizzato l’accesso alle informazioni, ma allo stesso tempo ha spalancato le porte a contenuti fuorvianti, che trovano terreno fertile soprattutto tra chi cerca soluzioni immediate.

Nel caso del diabete, malattia cronica che richiede una gestione costante e complessa, il rischio è ancora più alto. Ogni decisione terapeutica ha conseguenze dirette e quotidiane.

Cadere in trappole pubblicitarie non significa solo perdere denaro, ma esporsi a danni seri e concreti.

L’unica regola: diffidare delle imitazioni

In un contesto così delicato, la regola da ricordare è semplice quanto antica: diffidare delle imitazioni.

  • Nessun sensore “miracoloso” può sostituire oggi i dispositivi certificati.

  • Nessuna scorciatoia pubblicitaria vale la sicurezza offerta dalla scienza.

  • Nessun paziente dovrebbe decidere da solo senza il confronto con il proprio specialista.

Il progresso tecnologico nel diabete è reale e concreto. I sensori glicemici certificati hanno già trasformato il modo di vivere la malattia, riducendo il numero di punture, migliorando la qualità della vita, prevenendo complicanze. Ma si tratta di strumenti seri, frutto di anni di ricerca, non di slogan accattivanti.

La tentazione del “senza aghi” è comprensibile, ma oggi resta una promessa vuota, un’illusione venduta online.

La salute non è un terreno su cui rischiare: affidarsi solo a dispositivi certificati, prescritti dai medici e approvati dalle autorità sanitarie, è l’unico modo per proteggere sé stessi e vivere meglio con il diabete.

Meglio fidarsi della scienza, che di un post sponsorizzato.

Hashtag social

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Alcol e diabete di tipo 1: Puoi, ma senza esagerare

Il consumo di alcol è una parte importante della vita sociale in molte culture, spesso utilizzato come modo per rilassarsi e socializzare. Un bicchiere di vino dopo una lunga giornata o un boccale di birra in compagnia degli amici durante un pasto possono essere momenti piacevoli. Ma se hai il diabete di tipo 1, ti chiedi se è possibile concederti anche questi piaceri?

La risposta è sì, anche le persone con diabete di tipo 1 possono concedersi un calice di vino o un bicchierino di whisky, ma è importante conoscere alcuni aspetti prima di decidere di passare una serata in un locale.

Alcol, fegato e glicemia

Il fegato è l’organo principale per il metabolismo dell’alcol, poiché smaltisce circa l’80% di esso. Ma perché è importante comprendere l’impatto dell’alcol sul fegato? Questo organo ha due funzioni chiave in relazione alla glicemia.

In primo luogo, il fegato può produrre glucosio a partire da proteine o grassi, un processo chiamato gluconeogenesi, che avviene soprattutto durante periodi di digiuno, come la notte. In secondo luogo, quando i livelli di glucosio nel sangue sono elevati, il fegato converte una parte di questo glucosio in glicogeno, una forma di glucosio complesso che viene immagazzinata nel fegato e può essere facilmente riconvertita in glucosio semplice quando necessario. Questi due processi sono fondamentali per mantenere un equilibrio glicemico stabile nel corso della giornata.

Quando il fegato metabolizza l’alcol, vengono rilasciati sottoprodotti chimici che ostacolano il processo di gluconeogenesi. Ad esempio, circa 120 ml di vodka liscia possono ridurre la gluconeogenesi del 45%. Inoltre, l’alcol impedisce anche la trasformazione del glicogeno in glucosio. In sintesi, l’alcol limita entrambi i processi, riducendo i livelli di glicemia.

Alcol, gestione della glicemia e diabete di tipo 1

Cosa significa tutto ciò per chi vive con il diabete di tipo 1? L’alcol ha un effetto ipoglicemizzante (abbassante della glicemia) su tutte le persone, ma le persone con diabete di tipo 1 devono prestare attenzione in particolare quando consumano alcol.

L’effetto dell’alcol sulla glicemia può variare a seconda del momento in cui viene consumato e del tipo di bevanda alcolica. Ad esempio, bere un bicchiere di vino o un boccale di birra durante il pasto ha generalmente un impatto minore sulla glicemia, a condizione che l’alcol venga consumato con il cibo e in quantità moderate.

Più alta è la quantità di alcol e maggiore il grado alcolico, più cresce il rischio di un calo della glicemia.

Studi hanno dimostrato che un consumo moderato di alcol (1 g per kg di peso corporeo), se assunto durante un pasto, ha un impatto limitato sulla glicemia e sui livelli di insulina nelle persone con diabete di tipo 1.

Tuttavia, quando l’alcol viene consumato a digiuno o lontano dai pasti, può provocare una significativa diminuzione dei livelli di glucosio nel sangue.

Più ci si allontana dal pasto e maggiore è il consumo di alcol, maggiore è il rischio di sviluppare ipoglicemia. Inoltre, è importante sapere che l’ipoglicemia può verificarsi non solo durante il consumo di alcol, ma anche fino a 12 ore dopo, anche dopo aver mangiato.

Oltre all’ipoglicemia, una persona con diabete di tipo 1 potrebbe sviluppare iperglicemia (livelli elevati di glicemia) quando consuma alcolici, in particolare liquori e superalcolici, che spesso contengono zuccheri.

Anche i cocktail, che sono spesso miscelati con bibite zuccherate o succhi di frutta, possono contribuire a un aumento della glicemia. Pertanto, è fondamentale prestare attenzione al tipo di alcol consumato e alla sua combinazione con altre bevande.

Vivere con il diabete di tipo 1 e bere alcolici in sicurezza

Nel 2019, le linee guida dell’American Diabetes Association suggerivano alle persone con diabete di tipo 1 di moderare il consumo di alcol. In particolare, raccomandano di non superare 1 bevanda alcolica al giorno per le donne adulte e 2 per gli uomini adulti. Disporre di informazioni aggiornate e di una buona gestione terapeutica ti aiuterà a essere preparato, se dovessi aver bisogno di assistenza durante una serata fuori.

Ecco alcuni consigli per bere alcolici in sicurezza:

  • Controlla i livelli di glicemia prima, durante e dopo il consumo di alcol.

  • Mangia un buon pasto che includa carboidrati prima di uscire.

  • Porta con te alimenti che possano aumentare rapidamente i tuoi livelli di glicemia in caso di ipoglicemia.

  • Mantieniti idratato, alternando l’alcol con acqua.

  • Tieni presente che attività fisiche come ballare possono abbassare ulteriormente la glicemia.

  • Controlla i livelli di glicemia prima di andare a dormire e mangia qualcosa se i livelli sono bassi.

  • Prediligi bibite senza zucchero per miscelare con l’alcol, in modo da evitare picchi glicemici.

  • Fai colazione al mattino, anche se non hai fame, per mantenere stabili i livelli glicemici.

  • Chiedi consiglio al tuo team diabetologico per sapere quali bevande alcoliche sono più facilmente gestibili, come quelle con un minore grado alcolico o quelle che non presentano contenuti alcolici variabili a seconda di come vengono servite.

Suggerimento aggiuntivo

Usa la tecnologia per monitorare meglio i tuoi livelli glicemici. Oggi, molti dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio e microinfusori permettono di regolare temporaneamente l’erogazione dell’insulina, aiutandoti a gestire meglio la glicemia in situazioni come il consumo di alcol. Parla con il tuo team diabetologico per scoprire come la tecnologia possa supportarti nella gestione di pasti e alcolici.

Considerazioni finali

Con il diabete di tipo 1, non devi sentirti privato di una vita sociale che include occasionalmente un drink. Bere un bicchiere di vino o un cocktail in compagnia non dovrebbe essere un problema, a patto di farlo con consapevolezza e seguendo alcune precauzioni. Consulta sempre il tuo team diabetologico per ottenere informazioni personalizzate su come gestire l’assunzione di alcol in modo sicuro e consapevole.

Riferimenti bibliografici
  1. White ND. Alcohol use in young adults with type 1 diabetes mellitus. Am J Lifestyle Med. 2017;11(6):433-435.

  2. Diabetes.org.uk. Type 1 diabetes and drinking. Available at: https://www.diabetes.org.uk/guide-to-diabetes/young-adults/type-1-drinking. Accessed January 2022.

  3. American Diabetes Association. Lifestyle management: Standards of medical care in diabetes. Diab Care. 2019;42(Suppl 1): S46-S60.

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