Immaginate il vostro ristorante preferito: di giorno è un luogo vivace e movimentato, ma dopo l’orario di chiusura il personale inizia a rimettere a posto il locale per prepararsi al giorno successivo.
Potremmo usare questa analogia per descrivere ciò che accade al nostro corpo.
Di giorno, il nostro organismo è completamente impegnato a tenerci in movimento e occupati nelle nostre attività.
Di notte, quando dormiamo, il corpo si “ferma”. Il sonno offre la possibilità di riposare e svolge un ruolo fondamentale nel ricalibrare i vari ormoni che ci aiutano a mantenerci in buona salute.
Dormire una notte di sonno ristoratore è una pratica spesso sottovalutata, ma estremamente utile per condurre uno stile di vita sano, e ancora di più per chi soffre di diabete di tipo 1.
L’illusione del “senza aghi”
Negli ultimi anni, il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) ha cambiato radicalmente la vita di milioni di persone con diabete.
La possibilità di controllare in tempo reale l’andamento dei valori glicemici, senza doversi pungere più volte al giorno con il classico glucometro, ha rappresentato una rivoluzione silenziosa ma profonda. Eppure, dove c’è innovazione autentica, si infilano anche illusioni pericolose.
Sempre più spesso, navigando sui social network o in siti web poco trasparenti, compaiono pubblicità che promettono sensori glicemici “senza buchi sulla pelle”, dispositivi indolori capaci – così dicono – di misurare la glicemia senza alcuna invasività. Uno scenario da fantascienza che fa breccia nel cuore dei pazienti, desiderosi di liberarsi dalle punture.
La realtà, però, è un’altra: oggi non esistono dispositivi affidabili e certificati in grado di misurare la glicemia senza contatto con il corpo. Qualsiasi annuncio che promette il contrario appartiene al regno della pubblicità ingannevole.
Pubblicità ingannevole: il nuovo volto del rischio
Il fenomeno non è isolato. Anzi, segue uno schema ben noto: si prende un bisogno reale, lo si esaspera con promesse miracolose e lo si confeziona in una grafica accattivante, spesso con testimonial improvvisati o falsi “esperti in camice bianco”. Il risultato? Pazienti confusi, attratti da soluzioni facili che rischiano di peggiorare la gestione della loro malattia.
Questi dispositivi non solo non funzionano, ma possono essere pericolosi. Un dato glicemico sbagliato porta a decisioni sbagliate: una dose di insulina in più, o in meno, può significare ipoglicemia, iperglicemia, pronto soccorso, e nei casi più gravi persino conseguenze letali.
Dietro a queste campagne pubblicitarie ci sono spesso aziende senza autorizzazioni, che sfruttano canali poco controllati come piattaforme social e marketplace esteri.
Non è raro che i prodotti arrivino da Paesi in cui la regolamentazione sanitaria è scarsa o inesistente.
Perché serve la certificazione
La differenza tra un dispositivo autorizzato e un gadget fasullo non sta solo nella qualità costruttiva, ma nella scienza che c’è dietro.
I sensori glicemici oggi disponibili sul mercato – come quelli utilizzati nelle terapie avanzate del diabete – hanno alle spalle anni di ricerca clinica, studi comparativi, valutazioni da parte di autorità regolatorie come il Ministero della Salute e l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali). Solo dopo aver superato test rigorosi, vengono messi a disposizione dei pazienti, spesso con il supporto delle società scientifiche come la SID (Società Italiana di Diabetologia) e l’AMD (Associazione Medici Diabetologi).
Non è un percorso semplice, né breve: serve dimostrare affidabilità, precisione, sicurezza, compatibilità con terapie complesse. Tutto ciò che non segue queste regole è, per definizione, non sicuro.