Category: Consigli Utili

10 Settembre 2025 Di Redazione Digital Diabetes 0 Comments

Sensori glicemici “miracolosi”? Perché diffidare delle imitazioni e affidarsi solo a dispositivi certificati

Tra social e pubblicità ingannevoli proliferano annunci di sensori non invasivi per il diabete. Oggi, l’unica sicurezza per il paziente resta la tecnologia validata, autorizzata dalle società scientifiche e prescritta dagli specialisti.

Immaginate il vostro ristorante preferito: di giorno è un luogo vivace e movimentato, ma dopo l’orario di chiusura il personale inizia a rimettere a posto il locale per prepararsi al giorno successivo.

Potremmo usare questa analogia per descrivere ciò che accade al nostro corpo.

Di giorno, il nostro organismo è completamente impegnato a tenerci in movimento e occupati nelle nostre attività.

Di notte, quando dormiamo, il corpo si “ferma”. Il sonno offre la possibilità di riposare e svolge un ruolo fondamentale nel ricalibrare i vari ormoni che ci aiutano a mantenerci in buona salute.

Dormire una notte di sonno ristoratore è una pratica spesso sottovalutata, ma estremamente utile per condurre uno stile di vita sano, e ancora di più per chi soffre di diabete di tipo 1.

L’illusione del “senza aghi”

Negli ultimi anni, il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) ha cambiato radicalmente la vita di milioni di persone con diabete.

La possibilità di controllare in tempo reale l’andamento dei valori glicemici, senza doversi pungere più volte al giorno con il classico glucometro, ha rappresentato una rivoluzione silenziosa ma profonda. Eppure, dove c’è innovazione autentica, si infilano anche illusioni pericolose.

Sempre più spesso, navigando sui social network o in siti web poco trasparenti, compaiono pubblicità che promettono sensori glicemici “senza buchi sulla pelle”, dispositivi indolori capaci – così dicono – di misurare la glicemia senza alcuna invasività. Uno scenario da fantascienza che fa breccia nel cuore dei pazienti, desiderosi di liberarsi dalle punture.

La realtà, però, è un’altra: oggi non esistono dispositivi affidabili e certificati in grado di misurare la glicemia senza contatto con il corpo. Qualsiasi annuncio che promette il contrario appartiene al regno della pubblicità ingannevole.

Pubblicità ingannevole: il nuovo volto del rischio

Il fenomeno non è isolato. Anzi, segue uno schema ben noto: si prende un bisogno reale, lo si esaspera con promesse miracolose e lo si confeziona in una grafica accattivante, spesso con testimonial improvvisati o falsi “esperti in camice bianco”. Il risultato? Pazienti confusi, attratti da soluzioni facili che rischiano di peggiorare la gestione della loro malattia.

Questi dispositivi non solo non funzionano, ma possono essere pericolosi. Un dato glicemico sbagliato porta a decisioni sbagliate: una dose di insulina in più, o in meno, può significare ipoglicemia, iperglicemia, pronto soccorso, e nei casi più gravi persino conseguenze letali.

Dietro a queste campagne pubblicitarie ci sono spesso aziende senza autorizzazioni, che sfruttano canali poco controllati come piattaforme social e marketplace esteri.

Non è raro che i prodotti arrivino da Paesi in cui la regolamentazione sanitaria è scarsa o inesistente.

Perché serve la certificazione

La differenza tra un dispositivo autorizzato e un gadget fasullo non sta solo nella qualità costruttiva, ma nella scienza che c’è dietro.

I sensori glicemici oggi disponibili sul mercato – come quelli utilizzati nelle terapie avanzate del diabete – hanno alle spalle anni di ricerca clinica, studi comparativi, valutazioni da parte di autorità regolatorie come il Ministero della Salute e l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali). Solo dopo aver superato test rigorosi, vengono messi a disposizione dei pazienti, spesso con il supporto delle società scientifiche come la SID (Società Italiana di Diabetologia) e l’AMD (Associazione Medici Diabetologi).

Non è un percorso semplice, né breve: serve dimostrare affidabilità, precisione, sicurezza, compatibilità con terapie complesse. Tutto ciò che non segue queste regole è, per definizione, non sicuro.

Il ruolo del medico: bussola nella tempesta

Un altro punto cruciale riguarda la relazione con il medico specialista. In un mondo in cui le informazioni (e le disinformazioni) corrono veloci, il diabetologo resta la bussola che orienta il paziente.

Prima di acquistare o provare qualsiasi nuovo dispositivo, è fondamentale parlarne con il proprio medico. Solo lo specialista conosce la situazione clinica individuale e può indicare se e quando un determinato strumento è adatto, garantendo che si tratti di un prodotto autorizzato e supportato da evidenze scientifiche.

Il “fai da te” sanitario, alimentato da pubblicità online, è una scorciatoia che spesso porta a complicazioni. La salute non può essere affidata a un link sponsorizzato.

Fake news e salute: un binomio pericoloso

Il tema si inserisce in un problema più ampio: la diffusione di fake news in ambito sanitario. Internet ha democratizzato l’accesso alle informazioni, ma allo stesso tempo ha spalancato le porte a contenuti fuorvianti, che trovano terreno fertile soprattutto tra chi cerca soluzioni immediate.

Nel caso del diabete, malattia cronica che richiede una gestione costante e complessa, il rischio è ancora più alto. Ogni decisione terapeutica ha conseguenze dirette e quotidiane.

Cadere in trappole pubblicitarie non significa solo perdere denaro, ma esporsi a danni seri e concreti.

L’unica regola: diffidare delle imitazioni

In un contesto così delicato, la regola da ricordare è semplice quanto antica: diffidare delle imitazioni.

  • Nessun sensore “miracoloso” può sostituire oggi i dispositivi certificati.

  • Nessuna scorciatoia pubblicitaria vale la sicurezza offerta dalla scienza.

  • Nessun paziente dovrebbe decidere da solo senza il confronto con il proprio specialista.

Il progresso tecnologico nel diabete è reale e concreto. I sensori glicemici certificati hanno già trasformato il modo di vivere la malattia, riducendo il numero di punture, migliorando la qualità della vita, prevenendo complicanze. Ma si tratta di strumenti seri, frutto di anni di ricerca, non di slogan accattivanti.

La tentazione del “senza aghi” è comprensibile, ma oggi resta una promessa vuota, un’illusione venduta online.

La salute non è un terreno su cui rischiare: affidarsi solo a dispositivi certificati, prescritti dai medici e approvati dalle autorità sanitarie, è l’unico modo per proteggere sé stessi e vivere meglio con il diabete.

Meglio fidarsi della scienza, che di un post sponsorizzato.

Hashtag social

#Diabete #CGM #Salute #SensoriGlicemici #FakeNews #Prevenzione #AffidatiAlMedico #MinisteroDellaSalute #TecnologiaMedica #DiffidareDelleImitazioni

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Alcol e diabete di tipo 1: Puoi, ma senza esagerare

Il consumo di alcol è una parte importante della vita sociale in molte culture, spesso utilizzato come modo per rilassarsi e socializzare. Un bicchiere di vino dopo una lunga giornata o un boccale di birra in compagnia degli amici durante un pasto possono essere momenti piacevoli. Ma se hai il diabete di tipo 1, ti chiedi se è possibile concederti anche questi piaceri?

La risposta è sì, anche le persone con diabete di tipo 1 possono concedersi un calice di vino o un bicchierino di whisky, ma è importante conoscere alcuni aspetti prima di decidere di passare una serata in un locale.

Alcol, fegato e glicemia

Il fegato è l’organo principale per il metabolismo dell’alcol, poiché smaltisce circa l’80% di esso. Ma perché è importante comprendere l’impatto dell’alcol sul fegato? Questo organo ha due funzioni chiave in relazione alla glicemia.

In primo luogo, il fegato può produrre glucosio a partire da proteine o grassi, un processo chiamato gluconeogenesi, che avviene soprattutto durante periodi di digiuno, come la notte. In secondo luogo, quando i livelli di glucosio nel sangue sono elevati, il fegato converte una parte di questo glucosio in glicogeno, una forma di glucosio complesso che viene immagazzinata nel fegato e può essere facilmente riconvertita in glucosio semplice quando necessario. Questi due processi sono fondamentali per mantenere un equilibrio glicemico stabile nel corso della giornata.

Quando il fegato metabolizza l’alcol, vengono rilasciati sottoprodotti chimici che ostacolano il processo di gluconeogenesi. Ad esempio, circa 120 ml di vodka liscia possono ridurre la gluconeogenesi del 45%. Inoltre, l’alcol impedisce anche la trasformazione del glicogeno in glucosio. In sintesi, l’alcol limita entrambi i processi, riducendo i livelli di glicemia.

Alcol, gestione della glicemia e diabete di tipo 1

Cosa significa tutto ciò per chi vive con il diabete di tipo 1? L’alcol ha un effetto ipoglicemizzante (abbassante della glicemia) su tutte le persone, ma le persone con diabete di tipo 1 devono prestare attenzione in particolare quando consumano alcol.

L’effetto dell’alcol sulla glicemia può variare a seconda del momento in cui viene consumato e del tipo di bevanda alcolica. Ad esempio, bere un bicchiere di vino o un boccale di birra durante il pasto ha generalmente un impatto minore sulla glicemia, a condizione che l’alcol venga consumato con il cibo e in quantità moderate.

Più alta è la quantità di alcol e maggiore il grado alcolico, più cresce il rischio di un calo della glicemia.

Studi hanno dimostrato che un consumo moderato di alcol (1 g per kg di peso corporeo), se assunto durante un pasto, ha un impatto limitato sulla glicemia e sui livelli di insulina nelle persone con diabete di tipo 1.

Tuttavia, quando l’alcol viene consumato a digiuno o lontano dai pasti, può provocare una significativa diminuzione dei livelli di glucosio nel sangue.

Più ci si allontana dal pasto e maggiore è il consumo di alcol, maggiore è il rischio di sviluppare ipoglicemia. Inoltre, è importante sapere che l’ipoglicemia può verificarsi non solo durante il consumo di alcol, ma anche fino a 12 ore dopo, anche dopo aver mangiato.

Oltre all’ipoglicemia, una persona con diabete di tipo 1 potrebbe sviluppare iperglicemia (livelli elevati di glicemia) quando consuma alcolici, in particolare liquori e superalcolici, che spesso contengono zuccheri.

Anche i cocktail, che sono spesso miscelati con bibite zuccherate o succhi di frutta, possono contribuire a un aumento della glicemia. Pertanto, è fondamentale prestare attenzione al tipo di alcol consumato e alla sua combinazione con altre bevande.

Vivere con il diabete di tipo 1 e bere alcolici in sicurezza

Nel 2019, le linee guida dell’American Diabetes Association suggerivano alle persone con diabete di tipo 1 di moderare il consumo di alcol. In particolare, raccomandano di non superare 1 bevanda alcolica al giorno per le donne adulte e 2 per gli uomini adulti. Disporre di informazioni aggiornate e di una buona gestione terapeutica ti aiuterà a essere preparato, se dovessi aver bisogno di assistenza durante una serata fuori.

Ecco alcuni consigli per bere alcolici in sicurezza:

  • Controlla i livelli di glicemia prima, durante e dopo il consumo di alcol.

  • Mangia un buon pasto che includa carboidrati prima di uscire.

  • Porta con te alimenti che possano aumentare rapidamente i tuoi livelli di glicemia in caso di ipoglicemia.

  • Mantieniti idratato, alternando l’alcol con acqua.

  • Tieni presente che attività fisiche come ballare possono abbassare ulteriormente la glicemia.

  • Controlla i livelli di glicemia prima di andare a dormire e mangia qualcosa se i livelli sono bassi.

  • Prediligi bibite senza zucchero per miscelare con l’alcol, in modo da evitare picchi glicemici.

  • Fai colazione al mattino, anche se non hai fame, per mantenere stabili i livelli glicemici.

  • Chiedi consiglio al tuo team diabetologico per sapere quali bevande alcoliche sono più facilmente gestibili, come quelle con un minore grado alcolico o quelle che non presentano contenuti alcolici variabili a seconda di come vengono servite.

Suggerimento aggiuntivo

Usa la tecnologia per monitorare meglio i tuoi livelli glicemici. Oggi, molti dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio e microinfusori permettono di regolare temporaneamente l’erogazione dell’insulina, aiutandoti a gestire meglio la glicemia in situazioni come il consumo di alcol. Parla con il tuo team diabetologico per scoprire come la tecnologia possa supportarti nella gestione di pasti e alcolici.

Considerazioni finali

Con il diabete di tipo 1, non devi sentirti privato di una vita sociale che include occasionalmente un drink. Bere un bicchiere di vino o un cocktail in compagnia non dovrebbe essere un problema, a patto di farlo con consapevolezza e seguendo alcune precauzioni. Consulta sempre il tuo team diabetologico per ottenere informazioni personalizzate su come gestire l’assunzione di alcol in modo sicuro e consapevole.

Riferimenti bibliografici
  1. White ND. Alcohol use in young adults with type 1 diabetes mellitus. Am J Lifestyle Med. 2017;11(6):433-435.

  2. Diabetes.org.uk. Type 1 diabetes and drinking. Available at: https://www.diabetes.org.uk/guide-to-diabetes/young-adults/type-1-drinking. Accessed January 2022.

  3. American Diabetes Association. Lifestyle management: Standards of medical care in diabetes. Diab Care. 2019;42(Suppl 1): S46-S60.

3 Consigli per cambiare il tuo modo di pensare: “Lenti di ingrandimento” e diabete di tipo 1

La maggior parte di noi ha familiarità con l’uso di una lente di ingrandimento.

Questo strumento può essere utile in tante situazioni quotidiane, come leggere l’etichetta di un farmaco o infilare un ago. Quando utilizziamo una lente di ingrandimento, notiamo che mentre una parte del campo visivo viene ingrandita, gli oggetti circostanti, non inquadrati dalla lente, risultano sfocati.

Ma cosa c’entra questo con le persone che convivono con il diabete di tipo 1? Continua a leggere per scoprirlo.

Ingigantire e minimizzare

Nel contesto delle distorsioni cognitive (schemi di pensiero negativi e poco utili), si parla di ingigantimento quando una persona amplifica irragionevolmente l’importanza di un dettaglio negativo. Al contrario, la minimizzazione riguarda quando una persona sminuisce o nega l’importanza di un evento positivo. Alcuni esempi comuni di questi schemi di pensiero includono:

  • Concentrarsi su una pressione alta rilevata durante un controllo medico e sentirsi in colpa, anche se tutti gli altri esami erano nella norma.

  • Essersi confusi su alcune parole durante una presentazione al lavoro e non riuscire a smettere di pensarci, nonostante i complimenti ricevuti dai colleghi dopo il discorso.

  • Non amare andare dalla dietista. Nell’ultimo incontro, lei ti ha sorriso all’inizio, ma non quando te ne sei andato, e quindi hai deciso di non andarci più, interpretando la situazione come un’esperienza negativa e percependo che nemmeno alla dietista piaccia vederti.

Vivere con il diabete di tipo 1 può aumentare la probabilità di sperimentare queste distorsioni cognitive, poiché sono spesso collegate a stress, ansia e depressione. E, come evidenziato da diverse ricerche, queste sfide emotive sono più comuni nelle persone con diabete di tipo 1.

Inoltre, le distorsioni cognitive possono influenzare la gestione della propria salute. Ad esempio, chi tende a minimizzare spesso non segue correttamente le indicazioni del team diabetologico, riducendo l’importanza della terapia. D’altra parte, chi ingigantisce la propria condizione può provare ansia e ricorrere a visite mediche inutili o eccessive.

3 modi per rimettere le cose nella giusta prospettiva

Indipendentemente dal fatto che tu tenda a ingigantire o a minimizzare, questo modo di vedere le cose può diventare disorientante se persiste nel tempo. Ecco tre modi per ricalibrare il tuo punto di vista e rimettere le cose nella giusta prospettiva.

  1. Presa di coscienza

Riconosci quando stai per “tirare fuori” quella lente che tende a ingigantire o minimizzare la situazione, e cerca di metterla da parte. Se riesci a rendertene conto sul momento, è ancora meglio! Rifletti anche su quando e perché tendi a farlo: è quando sei stanco o stressato? Dopo una giornata difficile al lavoro? Si manifesta principalmente nella gestione del diabete? Capire cosa scatena questa tendenza potrebbe aiutarti a gestirla meglio.

  1. Esamina la situazione

Ripensa all’evento e chiediti se ha davvero senso concentrarsi su un singolo valore elevato di emoglobina glicata, ignorando invece tutti gli altri risultati che rientrano nei target prefissati. Mettiti in discussione: è un pensiero razionale? Un singolo valore fuori dal range può davvero avere conseguenze negative immediate? Questo approccio ti aiuterà a rivedere l’importanza che dai sia agli aspetti positivi che a quelli negativi.

  1. Cerca aiuto

Se fai fatica a mettere da parte la tua lente d’ingrandimento, cerca supporto. Contatta il tuo team diabetologico per avere indicazioni su come gestire la situazione, o chiedi consiglio a familiari e amici fidati. A volte, un punto di vista esterno può aiutarti a vedere le cose in maniera più equilibrata.

Considerazioni finali

Superare la tendenza a ingigantire o minimizzare è possibile. Con un po’ di consapevolezza e con il giusto supporto, potrai imparare a guardare la tua situazione da una prospettiva più sana e realistica. Con il giusto approccio, vedrai le cose con maggiore chiarezza, anche quando la vita con il diabete ti sembra particolarmente sfidante.

Riferimenti bibliografici
  1. Gautam M, Tripathi A, Deshmukh D, Gaur M. Cognitive Behavioural Therapy for Depression. Indian J Psychiatry. 2020;62(Suppl 2):S223-S229.

  2. Viner A. Cognitive Distortions: Predictors of Medical Adherence and Health Behaviours Among Women at Risk for Breast Cancer. PCOM Psychology Dissertations. 2016;417.

  3. Weeks M, Coplan R, Ooi L. Cognitive biases among early adolescents with elevated symptoms of anxiety, depression, and co-occurring symptoms of anxiety-depression. Inf Child Dev. 2017; 26:e2011.

Benefici del nuoto con il diabete di tipo 1

L’estate è finalmente arrivata! Che tu sia rimasto in città o che tu stia trascorrendo le tue vacanze in una località tranquilla, la canicola estiva potrebbe iniziare a farsi sentire. E cosa c’è di più rinfrescante in questi momenti se non un bagno al mare o una nuotata in piscina? Ma come conciliare una bella nuotata con la gestione del diabete?

Il primo passo fondamentale è confrontarsi preventivamente con il proprio medico diabetologo, per ottenere tutte le informazioni necessarie e gestire al meglio e in sicurezza una nuotata o una giornata al mare. Se non ci sono controindicazioni specifiche, infatti, il nuoto e gli sport acquatici sono attività fisiche ottime e divertenti, che possono anche aiutarti nella gestione del diabete.

Benefici del nuoto per le persone con diabete di tipo 1

L’attività fisica regolare porta numerosi benefici alla salute di tutti, anche di chi convive con il diabete di tipo 1. Il nuoto, in particolare, può aiutare a gestire i livelli di glicemia, oltre a favorire la salute del cuore, delle ossa e il benessere emotivo.

Tuttavia, è importante ricordare che i valori glicemici possono variare in base a diversi fattori, tra cui:

  • Il tipo di attività fisica (anaerobica o aerobica)

  • L’orario dell’ultimo pasto consumato

  • La composizione dell’ultimo pasto

  • Il livello attuale della glicemia

  • L’orario dell’ultima somministrazione di insulina

Il nuoto libero è un’attività aerobica, mentre il nuoto ad alta intensità è anaerobico. Entrambe le forme offrono benefici per la salute delle persone con diabete.

Un recente studio ha esaminato la correlazione tra nuoto e livelli di glicemia in adolescenti con diabete di tipo 1. I partecipanti, suddivisi in due gruppi, sono stati sottoposti al test dell’emoglobina glicata (HbA1c) prima e dopo un programma di nuoto di 10 settimane. I risultati hanno mostrato miglioramenti significativi nei livelli di HbA1c nei partecipanti che avevano seguito il programma di nuoto rispetto a quelli che non lo avevano fatto. Lo studio ha concluso che la pratica del nuoto come parte di una routine fisica regolare può contribuire a migliorare il controllo della glicemia.

Suggerimenti per la sicurezza nel nuoto

Se sei pronto a goderti l’estate e fare qualche bella nuotata, ecco alcuni consigli, basati sulle raccomandazioni degli esperti, per nuotare in sicurezza e prevenire situazioni di emergenza:

  1. Controlla i tuoi livelli di glicemia prima dell’attività fisica
    È fondamentale misurare la glicemia prima di nuotare o fare altre attività fisiche, poiché l’esercizio tende a ridurre i livelli di zucchero nel sangue, aumentando il consumo di energia da parte dell’organismo.

  2. Controlla le tue scorte di insulina
    Sia che usi un microinfusore o una terapia insulinica multi-iniettiva, assicurati di avere sempre con te le scorte necessarie per gestire la tua terapia, eventuali episodi di ipoglicemia o per monitorare i livelli glicemici.

  3. Consulta il tuo team diabetologico per l’uso del microinfusore in acqua
    Se utilizzi un microinfusore, verifica che sia resistente all’acqua e che possa essere usato in sicurezza durante il nuoto. Consulta il manuale del tuo dispositivo e chiedi consiglio al tuo medico per eventuali precauzioni da prendere, specialmente se prevedi di fare immersioni o altre attività acquatiche.

  4. Prepara uno spuntino
    Porta sempre con te degli spuntini che includano zuccheri semplici e complessi, per affrontare eventuali cali glicemici durante o dopo la nuotata.

  5. Pianifica delle pause
    Se prevedi una lunga nuotata, pianifica delle pause per controllare la glicemia e mangiare qualcosa, nel caso i livelli di zucchero nel sangue dovessero abbassarsi troppo.

  6. Bevi molto
    Non dimenticare di idratarti, soprattutto se nuoti in ambienti caldi, all’aperto o in acqua salata. In acqua non ci accorgiamo di sudare, ma il corpo ha comunque bisogno di liquidi.

  7. Informa gli altri su cosa fare in caso di emergenza
    È importante che amici e familiari sappiano cosa fare in caso di necessità. Se fai una nuotata in solitaria, considera l’idea di indossare un braccialetto o una collana identificativa per far sapere agli altri della tua condizione.

La parola d’ordine: informarsi

Con la giusta preparazione, puoi goderti il nuoto e gli sport acquatici come chiunque altro. Consulta sempre il tuo medico diabetologo per consigli personalizzati sulla gestione del diabete in acqua e su come adeguare la tua terapia. Inoltre, informati su come affrontare eventuali aumenti di chetoni, ipoglicemia o altre complicazioni che potrebbero sorgere.

Considerazioni finali

L’attività fisica è una parte essenziale di uno stile di vita sano per tutti, compresi coloro che convivono con il diabete di tipo 1. Se hai il diabete, in generale puoi praticare qualsiasi sport, incluso il nuoto, con le giuste precauzioni. Quando nuoti, il tuo metabolismo del glucosio si adatta al fabbisogno energetico, quindi potresti dover monitorare la glicemia più frequentemente e chiedere al tuo medico come modificare la terapia e i tempi dei pasti.

Goditi l’estate al massimo, approfittando della bellezza del nuoto, che sia per divertimento o come parte del tuo programma di attività fisica, specialmente durante i periodi più caldi.

Il legame tra sonno, cibo e diabete di tipo 1

Il legame tra sonno, cibo e diabetedi tipo 1

Immaginate il vostro ristorante preferito: di giorno è un luogo vivace e movimentato, ma dopo l’orario di chiusura il personale inizia a rimettere a posto il locale per prepararsi al giorno successivo.

Potremmo usare questa analogia per descrivere ciò che accade al nostro corpo.

Di giorno, il nostro organismo è completamente impegnato a tenerci in movimento e occupati nelle nostre attività.

Di notte, quando dormiamo, il corpo si “ferma”. Il sonno offre la possibilità di riposare e svolge un ruolo fondamentale nel ricalibrare i vari ormoni che ci aiutano a mantenerci in buona salute.

Dormire una notte di sonno ristoratore è una pratica spesso sottovalutata, ma estremamente utile per condurre uno stile di vita sano, e ancora di più per chi soffre di diabete di tipo 1.

Mancanza di sonno e sovralimentazione

Gli effetti della mancanza di sonno e dell’assunzione eccessiva di cibi poco salutari, con conseguente aumento del peso corporeo, sono strettamente legati. Questo problema può riguardare chiunque, a prescindere dal fatto di avere o meno il diabete di tipo 1.

Due ormoni fondamentali che vengono regolati durante il sonno sono la leptina e la grelina. La leptina è responsabile della sazietà (il meccanismo che ci fa sentire pieni dopo aver mangiato), mentre la grelina stimola la fame. Se una persona è privata del sonno, il livello di grelina aumenta e la leptina diminuisce, spiegando perché chi dorme poco tende a mangiare di più.

La mancanza di sonno può anche farci sentire stanchi e “in letargo”, inducendoci a cercare cibi ad alto contenuto energetico, come dolci, torte e cibi fritti. Inoltre, è stato dimostrato che la privazione del sonno altera la nostra percezione del cibo, facendolo sembrare come una ricompensa positiva, il che aumenta il rischio di mangiare troppo.

Cattive abitudini di sonno ed effetti sulla glicemia

Per chi ha il diabete di tipo 1, dormire adeguatamente è essenziale per mantenere sotto controllo la glicemia. Infatti, le cattive abitudini del sonno sono collegate ad un aumento dei livelli di glucosio nel sangue, in quanto il sonno influenza l’insulina, il cortisolo (un ormone dello stress) e lo stress ossidativo (uno squilibrio tra radicali liberi e antiossidanti che può danneggiare i tessuti nel lungo periodo). La mancanza di sonno potrebbe anche contribuire all’aumento dell’insulino-resistenza (la ridotta capacità delle cellule di utilizzare l’insulina, che porta a necessitare di più insulina per gestire i livelli di glucosio nel sangue).

Diabete di tipo 1 e sonno instabile

Oltre a praticare abitudini di sonno errate, come andare a letto tardi o dormire fino a tardi, altri fattori possono causare sonno disturbato nelle persone con diabete di tipo 1. Questi includono:

  • Ipoglicemia: La paura di un’ipoglicemia notturna può interferire con il sonno, portando a svegliarsi con sudori freddi o incubi.

  • Iperglicemia: L’aumento dei livelli di glucosio può causare minzioni frequenti durante la notte, sensazione di calore, disagio o irritabilità, e preoccupazione che il diabete possa disturbare il sonno.

Consigli per dormire bene

Non esistono linee guida specifiche per la gestione del sonno per le persone con diabete di tipo 1, ma seguire alcuni accorgimenti può favorire un sonno ristoratore:

  1. Evitare pasti pesanti la sera: Preferire pasti leggeri, limitando cibi ricchi di grassi e carboidrati. Scegliere porzioni più piccole con meno grassi e carboidrati (es. insalata di pollo alla griglia anziché un grande hamburger).

  2. Consumare pasti bilanciati: Evitare cibi ad alto contenuto calorico, grassi saturi e zuccheri, che possono disturbare il sonno.

  3. Fissare un orario per la cena: Consumare l’ultimo pasto 3-4 ore prima di andare a letto.

  4. Evitare bevande gassate: Il gas delle bibite gassate può causare gonfiore e disagio; preferire acqua.

  5. Movimento delicato: Fare stretching o una camminata leggera dopo i pasti per aiutare la digestione.

  6. Creare un ambiente favorevole al sonno: Abbassare le luci, ridurre il rumore e mantenere la stanza fresca.

  7. Fare esercizio fisico durante il giorno: Favorisce il sonno notturno, ma evitare esercizi ad alta intensità a tarda ora.

  8. Tenere un diario del sonno: Stabilire un programma regolare di sonno.

  9. Evitare caffeina e nicotina prima di andare a letto.

  10. Consultare il team diabetologico: Se il sonno continua a essere problematico, chiedere supporto per trovare una soluzione personalizzata.

Riflessioni finali

È comprensibile che i ritmi frenetici della vita quotidiana non sempre permettano di dormire abbastanza.

Tuttavia, è importante cercare di garantire al nostro corpo e alla nostra mente 7-8 ore di sonno per affrontare al meglio la giornata.

Per chi ha il diabete di tipo 1, un sonno adeguato e il riposo sono essenziali per mantenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue e migliorare la qualità della vita.

La colazione per il paziente diabetico

Quanto conta la colazione per un malato diabetico?

La colazione per un malato diabetico è fondamentale per iniziare la giornata, ma bisogna sempre tenere presenti certi aspetti  nella propria alimentazione.

La buona regola per un malato diabetico è fare una colazione abbondante, pranzare moderatamente e cenare leggero, questo è un buon consiglio per iniziare a comprendere l’importanza della colazione soprattutto nelle persone che hanno il diabete.

La colazione è il momento più importante e cruciale di tutta la vostra giornata, se impostata correttamente vi aiuterà sicuramente anche nella gestione della vostra glicemia durante il resto della giornata.

Quali cibi è corretto assumere a colazione?.

A colazione è necessario assumere dei cibi che possano garantire un equilibrio glicemico ottimale che portino benefici durnate il resto della giornata, come gli alimenti contenenti le proteine.

Vediamo alcuni spunti:

Ottimi sono i bianchi d’uovo (albumi), ancora meglio l’uovo intero, oppure la carne magra, lo yogurt magro e/o greco, il latte, le noci, i fagioli, i formaggi e come frutta l’avocado.

Si possono  utilizzare i cereali integrali, ad esempio la farina d’avena o fiocchi d’avena.

Questa soluzione è ottimale perchè le fibre forniscono un equilibrio dei livelli di glucosio nel sangue e di energia.

Vengono in aiuto e sono utili alla causa anche le verdure che contengono molte fibre ed alcune proteine.

Ecco qualche spunto per la colazione ideale:

  • Coppette di yogurt e frutta
  • Crepes di albumi
  • Colazione in barattolo
  • Cheesecake ai frutti di bosco
  • Cheesecake in barattolo
  • Pancake alla banana

Per il paziente diabetico è sconsigliata di saltare la prima colazione, la fame può stimolare il fegato nel rilasciare più glucosio nel sangue, senza poi contare che la fame può farsi sentire a mezza mattina e quindi ci può venire voglia di portare a consumare del cibo che alla fine può risultare non sempre salutare.

E’ una buona abitudine alzarsi dal  letto con anticipo, dedicando così più tempo e spazio alla propria colazione.

Altra soluzione possono essere i frullati che sono una buona fonte di proteine, energia e ricche di fibre.

Teniamo in considerazione che i frullati si possono preparare in anticipo  e conservati tranquillamente in frigorifero, anche se per molti preferiscono prepararli al momento per essere più appetibili.

In conclusione possiamo affermare che eseguire una corretta colazione è importante soprattutto nella scelta dei cibi, in pratica aumentare le proteine a colazione previene i picchi di zucchero nel sangue al termine dei pasti.

Celiachia e diabete di tipo 1: situazione attuale e consigli nutrizionali

Il Dr. Danilo Cariolo risponde ad alcune domande sul rapporto tra diabete e celiachia.

Perché esiste una correlazione tra diabete e celiachia?

Innanzitutto, è importante precisare che la correlazione riguarda il diabete di tipo 1 e la celiachia, mentre, ad oggi, non sono state trovate connessioni tra celiachia e diabete di tipo 2.

Il motivo di questa correlazione non è ancora completamente chiarito, ma classificando entrambe le patologie come malattie autoimmuni, si ipotizza che la loro comparsa simultanea sia il risultato di un’interazione tra fattori genetici e ambientali, come infezioni virali o il precoce inserimento di alcuni alimenti nella dieta.

Quando entrambe le malattie si presentano contemporaneamente, si parla di Sindromi Plurighiandolari Autoimmuni (SPA). Una recente revisione suggerisce che esista una base genetica comune che aumenta il rischio di sviluppare entrambe le patologie, con alterazioni nel profilo immunitario. Inoltre, ci sono segnali che alcune infezioni da enterovirus o un microbiota intestinale alterato (disbiosi) possano essere ulteriori fattori di rischio. Si tratta di meccanismi molecolari complessi che sono ancora in fase di studio.

Qual è la prevalenza di questa correlazione?

Studi epidemiologici recenti indicano che la celiachia è presente nell’1,4%–10% dei soggetti affetti da diabete di tipo 1, con punte che arrivano fino al 25,5% a seconda dello studio.

Nella popolazione generale, la contemporanea presenza di entrambe le patologie varia dal 4% al 6,5%, con picchi anche superiori. È probabile che queste percentuali aumentino negli anni grazie ai miglioramenti nelle tecniche di diagnosi e screening. La celiachia, inizialmente considerata una malattia rara, è diventata una delle patologie genetiche più frequenti in Italia, secondo i dati del Centro Nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità.

Le persone con diabete di tipo 1 devono sempre fare il test per la celiachia?

Chi ha il diabete di tipo 1 dovrebbe sempre confrontarsi con il proprio medico, ma l’Associazione Italiana Celiachia raccomanda di fare il test per la celiachia a tutti i pazienti con diabete di tipo 1.

L’ideale sarebbe eseguire il test all’esordio del diabete e, in caso di esito negativo, ripeterlo se compaiono sintomi di celiachia. Il problema si presenta con la celiachia silente, in cui la malattia è asintomatica. In questo caso, la raccomandazione è di fare il test annualmente per i primi 4 anni dalla diagnosi di diabete e ogni due anni nei successivi 6 anni.

Inoltre, l’Associazione consiglia il test anche ai familiari di primo grado di chi soffre di diabete di tipo 1, soprattutto se il soggetto ha anche un’altra malattia autoimmune.

Alcuni alimenti sono fattori di rischio per queste malattie. Quali sono?

Gli studi si sono concentrati sull’effetto del latte e dei cibi contenenti glutine. Le proteine del latte vaccino, se introdotte prima del 3°-4° mese di vita, possono agire come “innesco” per il processo autoimmune. Infatti, nel siero del 40%-80% dei pazienti con diabete di tipo 1 si trovano anticorpi contro le proteine del latte vaccino.

Per quanto riguarda il glutine, ci sono pareri discordanti. Alcuni scienziati ipotizzano che il glutine possa scatenare una risposta autoimmunitaria contro il pancreas, poiché gli anticorpi anti-pancreas, nei soggetti celiaci, tendono a scomparire con una dieta priva di glutine. Tuttavia, occorrono ulteriori studi per chiarire questo processo.

Altri studi indicano che i diabetici potrebbero sviluppare, nel tempo, anticorpi contro il glutine. Inoltre, il glutine potrebbe “nutrire” alcuni batteri del microbiota intestinale, alterando l’eubiosi intestinale e aumentando il rischio di manifestazioni sintomatiche.

Qual è il ruolo della dieta priva di glutine nei pazienti con diabete di tipo 1?

Non esistono risposte definitive a questa domanda. Gli studi disponibili sono limitati, non controllati e spesso condotti su bambini, il che solleva dubbi riguardo alla sua applicabilità agli adulti.

Il controllo metabolico è uno dei fattori più importanti nella gestione del diabete. Sebbene non ci siano evidenze che dimostrino che una dieta senza glutine influisca sul controllo metabolico, ci sono alcuni studi che suggeriscono che potrebbe migliorare la risposta glicemica e prevenire l’insorgenza di altre malattie autoimmuni.

Cosa devono fare i pazienti con entrambe le patologie a tavola?

Vista la complessità del quadro, è difficile fornire indicazioni generali. Entrambe le malattie richiedono cambiamenti significativi nell’alimentazione e nello stile di vita, con possibili impatti psicologici. È fondamentale evitare approcci fai-da-te e affidarsi a specialisti per un supporto multidisciplinare, in modo da valutare al meglio i rischi e i benefici di ogni decisione terapeutica.

In caso di celiachia asintomatica, non è necessario eliminare arbitrariamente il glutine, in quanto potrebbe non apportare benefici al controllo glicemico e potrebbe compromettere la qualità della vita a causa delle restrizioni alimentari. È importante anche non ridurre drasticamente i carboidrati, poiché questo potrebbe comportare un eccesso di grassi e proteine, soprattutto animali.

Infine, una dieta mediterranea ricca di alimenti integrali, vegetali e stagionali è generalmente raccomandata. In presenza di celiachia sintomatica o con compromissione dei villi intestinali, invece, una dieta priva di glutine diventa cruciale.

Quali sono i rischi di una dieta senza glutine mal gestita nei diabetici?

Una dieta senza glutine mal gestita può avere impatti psicologici notevoli, aumentando la frustrazione e complicando l’aderenza alla terapia per il diabete. Questo potrebbe compromettere il controllo glicemico e, più in generale, quello metabolico.

Inoltre, alcuni alimenti senza glutine hanno un indice glicemico più alto rispetto ai loro equivalenti con glutine, rischiando di compromettere il controllo della glicemia. Alcuni esempi includono la farina di riso, le gallette di riso e la fecola di patate. È fondamentale prestare attenzione alle etichette e monitorare il controllo metabolico nel tempo.

Molti prodotti senza glutine possono risultare più calorici e contenere più grassi saturi, anche se la quantità totale di grassi è simile. Per evitare questo, è importante scegliere alimenti senza glutine naturali, come riso, quinoa e grano saraceno, e limitare i prodotti industriali.

Per gestire al meglio la dieta, è sempre consigliato rivolgersi a un professionista che possa supportare il paziente nella scelta di un piano nutrizionale adeguato.

Diabete e cecità come evitarli

La retinopatia diabetica come evitarla

Una delle tante conseguenze che porta la malattia del diabete, è la retinopatia diabetica che è causata da un eccesso di zuccheri nel sangue, è una complicazione che colpisce solitamente entrambi gli occhi e si manifesta inizialmente con vista offuscata e/o ridotta, macchie o fili che gallegiano davanti agli occhi con una difficoltà nel percepire i colori.

Le forme di diabete che conducono a questa importante patologia sono due: il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2.

Le conseguenze come sesso accade possono essere di varia varia e possono provocare dei danni gravi alla vista.

«L’occhio e un organo che sicuramente è coinvolto nella malattia del diabete che può indurre al danneggiamento dei piccoli vasi che irrorano gli organi della vista.

Si possono presentare dei disturbi, ad esempio delle emorragie o microaneurismi a neovascolarizzazioni anomale e a edema maculare.

Non sottovalutiamo il problema, queste alterazioni, se non trattate precocemente e adeguatamente, possono in effetti condurre alla cecità. Risulta quindi fondamentale sottoporsi con regolarità a controlli dei livelli di glicemia, cioè di zuccheri presenti nel sangue.

Consigliamo a chi soffre di diabete di sottoporsi periodicamente all’esame del fondo oculare e, quando indicato, a esami strumentali come la tomografia a coerenza ottica e la fluorangiografia.

L’intervento precoce è fondamentale affichè si eviti la compromissione della vista, si può effettuare attraverso il  laser retinico, alcune iniezioni intravitreali o, se proprio necessario, interventi chirurgici».

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