24 Settembre 2025 Di Redazione Digital Diabetes 0 Comments

Sensori glicemici: come funzionano davvero

I sensori glicemici, noti anche come CGM (Continuous Glucose Monitoring), stanno rivoluzionando il monitoraggio del diabete, offrendo un’alternativa più precisa, continua e meno invasiva rispetto alla classica puntura del dito. Ma come funzionano davvero questi dispositivi? E quali sono i vantaggi e i limiti da conoscere?.

Come funzionano i sensori glicemici

Un sensore glicemico è un piccolo dispositivo applicato sotto la pelle, solitamente a livello dell’addome o del braccio. Attraverso un sottile filamento inserito nel tessuto sottocutaneo, misura in tempo reale la concentrazione di glucosio nel fluido interstiziale, cioè il liquido che circonda le cellule.

Il sensore trasmette i dati a un lettore, a uno smartphone o direttamente a un microinfusore, consentendo un monitoraggio continuo della glicemia. Questo processo avviene tramite:

  • Sensore enzimatico (più diffuso): sfrutta l’enzima glucosio-ossidasi che, reagendo con il glucosio, genera un segnale elettrico proporzionale alla concentrazione.
  • Trasmettitore wireless: invia i dati al dispositivo ricevente.
  • Algoritmo di calibrazione: elabora i valori e li traduce in dati leggibili.
I vantaggi del monitoraggio continuo
  1. Controllo in tempo reale: le persone possono verificare le proprie glicemie 24 ore su 24, senza dover ricorrere a frequenti punture capillari.
  2. Allarmi personalizzati: i CGM avvisano in caso di ipoglicemia o iperglicemia imminente, aumentando sicurezza e autonomia.
  3. Trend e grafici: non solo valori puntuali, ma anche l’andamento della glicemia, utile per gestire pasti, sport e terapia insulinica.
  4. Maggiore aderenza terapeutica: studi scientifici dimostrano che l’uso regolare del CGM migliora l’HbA1c e riduce le escursioni glicemiche.
Limiti da considerare

Nonostante i progressi, i sensori glicemici non sono perfetti:

  • Latenza: i valori del fluido interstiziale possono differire di 5-10 minuti rispetto al sangue capillare.
  • Costi: rappresentano una spesa non indifferente, anche se in Italia il Servizio Sanitario Nazionale ne garantisce la rimborsabilità in molti casi.
  • Durata: i sensori hanno un ciclo vitale limitato (da 7 a 14 giorni in media).
Il futuro dei sensori glicemici

La ricerca è in continua evoluzione: si lavora a sensori più piccoli, più accurati e a lunga durata, fino a sistemi impiantabili sotto pelle che possono funzionare per mesi. Inoltre, l’integrazione con algoritmi di intelligenza artificiale sta aprendo la strada al pancreas artificiale, un sistema capace di automatizzare la somministrazione di insulina.

I sensori glicemici rappresentano oggi uno strumento indispensabile per la gestione moderna del diabete.

Offrono precisione, libertà e sicurezza, contribuendo a migliorare la qualità di vita e a ridurre il rischio di complicanze. Conoscere come funzionano davvero aiuta pazienti e familiari a sfruttarne appieno il potenziale, senza cadere nelle trappole della disinformazione o di dispositivi non certificati.

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